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Ebreo,
fuggì dall' Italia a causa delle leggi razziali. Un giornalista
cocciuto si è messo sulle sue orme ed ha scoperto che fine fece :
morto in campo di sterminio
Il nostro uomo è Arpad Weisz, dunque. Matteo Marani, un giornalista
bolognese che su di lui ha appena scritto il libro
"sportivo" (si fa per dire) più bello ed importante da
molto tempo a questa parte, data la sua morte al 31 gennaio 1944.
Auschwitz. Weisz era un allenatore di calcio. Era ebreo. Scoprì
Meazza e portò allo scudetto l'Inter e il Bologna. Era il Lippi (o
il Capello, fate voi) degli Anni Trenta. Bravissimo. Un giorno Enzo
Biagi scrisse: "Mi sembra si chiamasse Weisz, era molto bravo
ma anche ebreo e chi sa come è finito".
E Marani ha voluto scoprire come è finito. Ha
girato mezza Europa, ha letto vecchi giornali, trovato foto e
lettere. La sua paziente e certosina inchiesta è diventata uno
splendido racconto che andrebbe letto nelle scuole (o ai ragazzini
che vogliono diventare Ronaldo...). Il suo libro, "Dallo
scudetto ad Auschwitz", Aliberti Editore, e veramente un bel
libro. Compratelo, costa 14 euro, neanche il prezzo di due biglietti
del cinema dove, magari, rischiate anche di incontrare Boldi o De
Sica... - Inizia così: "Visto da lontano, Arpad Weisz non è
alto e non è basso. Non è bello e non è brutto. E' un uomo
normale, nelle forme fisiche quanto nel volto. Eppure basta
osservarlo qualche istante per non staccargli lo sguardo di dosso.
Ha qualcosa di misterioso e insieme di magnetico, una faccia
simpatica e intelligente, che si scopre lentamente. Il sorriso è
vago e indefinito, ma possiede anch'esso una strana magia...E' il
momento più bello della sua vita e dista appena nove mesi dalla
fuga dall'Italia, meno di quattro anni dall'inferno di Auschwitz,
meno di sei dalla fine di tutto."
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Una storia esemplare. L'ha scritta Matteo Marani,
36enne giornalista del "Guerin Sportivo", raccontando le
vicende affascinanti, tremende e ahinoi esiziali di un allenatore
magiaro, Arpad Weisz, che pagò con la vita il fatto di essere
ebreo. Lui, la moglie Elena, i figli Roberto e Clara: tutti
ammazzati ad Auschwitz. Vale la pena di raccontarla, questa
struggente vicenda, nel Giorno della Memoria che cade oggi e, a
quasi 62 anni dalla morte di Hitler, fa da scudo alle paradossali
rappresaglie mediatiche di coloro che mettono in discussione perfino
l'Olocausto. Nella sua straordinaria opera di ricerca, Marani ha
frugato gli archivi più polverosi e secretati d'Italia, Francia,
Olanda e Ungheria, ha incontrato decine e decine di persone che
potevano aver conosciuto il suo eroe, ha controllato di persona ogni
sassolino lasciato da Weisz dopo la fuga dall'Italia.
Era il 26 ottobre 1938 quando il protagonista di
questo libro ("Dallo scudetto ad Auschwitz", Aliberti
Editore, 14 euro) si dimise da tecnico del Bologna che aveva portato
a dominare il calcio in Italia, con due scudetti consecutivi,
impresa fino ad allora riuscita solo alla Juventus, e all'estero:
memorabile il trionfo sui maestri inglesi del Chelsea nella finale
del Trofeo dell'Esposizione, svoltosi a Parigi nel 1937, che vale la
Champions League di oggi. In precedenza Weisz aveva portato allo
scudetto anche l'Ambrosiana ritoccando il WM in chiave difensiva con
un modulo che, negli Anni Cinquanta e Sessanta, fece la fortuna di
Viani, Rocco e delle loro squadre.
A lui, Arpad Weisz, ebreo purosangue, e ai suoi
famigliari, non fu più permesso di vivere in Italia dalle leggi
razziali promulgate da Mussolini. Il 10 gennaio 1939, insieme ad
altri profughi, si rifugiò in Francia passando dal valico di
Bardonecchia. Da Parigi si spostò in Olanda, nella cittadina di
Dordrecht, dove per quasi due anni fece l'allenatore prima di essere
deportato in un lager senza ritorno. Scrive Marani: «Lì, nella
saletta della memoria, aperta generalmente ai parenti delle vittime,
un impiegato mi ha mostrato gli elenchi dei deportati ad Auschwitz,
fino a ritrovare l'esatto numero di treno dentro al quale furono
sospinti i
quattro componenti della famiglia Weisz». Sì,
una storia esemplare, maturata nel quartiere Saragozza di Bologna,
il quartiere di Marani, al tempo delle leggi marziali. Ma la Shoah
non è cosa di ieri, è sempre dietro l'angolo.
Aliberti editore
Collana “ I lunatici”
€: 14,00
Un commento personale: libro da leggere e non
da mettere da parte, complimenti a Marani per un libro che si legge
tutto di un fiato, lascia amarezza per la tragedia della famiglia
Weisz, ma è tanta l’ ammirazione per Marani, la postfazione è
fantastica perché si legge tra le righe quanto Lui abbia cercato la
verità e scritto questo libro con sentimento e passione cosa che
manca nel mondo del calcio odierno.
La società Inter
compie 100 anni in questo anno 2008, speriamo che si ricordi del suo
allenatore che la diresse e portò
alla conquista del titolo di campione d’Italia nella
stagione 1929/30.
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